Fecondazione assistita
Una follia mondiale chiamata progresso

E’ molto sgradevole che, prima ancora di conoscere una sentenza della Corte Costituzionale, si leggano commenti scomposti appena questa sia stata pronunciata. Purtroppo oramai nemmeno a “Famiglia cristiana” sanno contenersi e sono stati loro i primi a strepitare contro la “follia italiana”, senza nemmeno accorgersi che è stata la Corte di Strasburgo il 28 agosto del 2012 ad aver condannato l'Italia proprio per aver violato il diritto al rispetto della vita familiare e privata dei coniugi Costa-Pavan, affetti da fibrosi cistica. In quell’occasione la Corte di Strasburgo denunciava l’incoerenza di un sistema che con la legge 40 vieta l'impianto dei soli embrioni non affetti dalla malattia dei genitori, quando pure gli stessi sono autorizzati a ricorrere all'aborto nel caso il feto fosse affetto dalla patologia. Già da quell’occasione il governo invece di presentare ricorso, cosa che fece per venir bocciato, avrebbe dovuto adeguare la legge 40 alla Carta europea dei diritti dell’uomo, come pure era previsto dalla sentenza della stessa Corte. Nel dicembre 2013, anche la Corte interamericana dei diritti dell’uomo, aveva stabilito che l’accesso alla fecondazione assistita rientrasse tra i diritti umani meritevoli di tutela. Attualmente solo le coppie infertili avevano accesso a trattamenti di procreazione medicalmente assistita potendo chiedere di conoscere lo stato di salute dell’embrione. Da oggi anche tante coppie fertili avranno la possibilità di accedere a queste tecniche senza rischiare di trasmettere gravi malattie di cui esse potrebbero essere portatrici. E se per “l’Avvenire” questo è fare un mercato, in questo caso il mercato è meglio del Tempio, visto che si creava comunque una discriminazione fra coloro che disponendo di una situazione finanziaria agevole, potevano comunque trasferirsi in altro Paese per accedere a quello che nel nostro si negava. Rispettiamo la strenua difesa dei propri valori da parte dei colleghi di “Avvenire” e di “Famiglia Cristiana”, purtroppo per loro la follia è mondiale. Solo Austria e Svizzera (che tuttavia dovrebbe presto cambiare la legge) vietano ancora la diagnosi preimpianto per prevenire la trasmissione di malattie genetiche. Chissà forse in Turkmenistan le cose sono diverse e uno può sempre provare a trasferirvisi, perché crediamo che presto anche l’Austria dovrà adeguarsi a questa follia. Una follia che si chiama progresso.

Roma, 10 aprile 2014